Perché Bioenergetica?
Qual’è l’obiettivo della psicoterapia bioenergetica?
Rendere la persona consapevole di quale sia il suo modo di stare in piedi e di affrontare il mondo e sostenerla nell’ammorbidire le proprie rigidità, accompagnandola ad un delicato e graduale recupero dell’espressione degli stati emotivi bloccati. L’esperienza corporea e cognitiva vengono messe in relazione alla propria storia personale per arrivare a una comprensione più piena del proprio funzionamento psicofisico. Questo processo permette di regolare e contenere le emozioni e conciliare i propri bisogni con quelli del mondo esterno, restituendoci padronanza, ovvero la capacità di scegliere liberamente invece di reagire.
“Ogni esperienza vissuta si struttura nel corpo delle persone così come nella loro mente” (Alexander Lowen)
Dal corpo alla psiche e viceversa: nel corpo rimane traccia di tutte le esperienze emotive vissute e nella psiche rimane traccia di quelle fisiche. In un incidente lo shock si manifesterà tanto nel corpo quanto nella psiche, ugualmente nel caso di un’esperienza positiva la risonanza l’avrò ad entrambe i livelli. Pensiamo alla paura che può rimanere nell’appoggiare completamente il peso su un ginocchio infortunato anche dopo la sua completa guarigione o al senso di maggior spazio interno che compare quando si è lavorato per ampliare il respiro.
Anche le nuove ricerche relative all’area del Trauma hanno ormai dimostrato la presenza di una memoria corporea iscritta nel tessuto connettivo e il suo risvegliare improvvisamente sensazioni e comportamenti apparentemente incomprensibili.
Come funziona la psicoterapia bioenergetica?
L’analisi bioenergetica è una psicoterapia a mediazione corporea che nasce negli Stati Uniti intorno agli anni ’50 con Alexander Lowen. Rispetto alle psicoterapie classiche che lavorano sul piano verbale, qui prevale l’uso del contatto e di esercizi corporei che partono dalle parole del paziente, consentendogli di esplorare attraverso l’esperienza il proprio sentire. Lo scopo è quello di collegare il capire a un’esperienza diretta, perché la comprensione e l’ammorbidimento delle difese passano dall’esperienza: quando apprendo facendo, utilizzo anche la memoria del corpo e l’esperienza si radica dentro di me.
A partire dalla percezione delle sensazioni fisiche la persona costruisce la possibilità di riconoscere i vari stati emotivi che si muovono nel corpo. Ad esempio, quando mi arrabbio avrò sempre un certo tipo di attivazione fisica: il cuore accelera, i peli sulla schiena e il cuoio capelluto si rizzano, la vista potrà diventare meno nitida, e sentirò un’attivazione, da dietro e dal basso verso l’alto fino agli occhi. Mettere a fuoco le sensazioni fisiche ci aiuta a riconoscere con più precisione gli stati emotivi e a non confonderli con le reazioni ai pensieri che facciamo.
Sintetizzando, l’obiettivo della psicoterapia bioenergetica è ritrovare i colori dell’espressione emotiva. Questo traguardo viene raggiunto lavorando dapprima a riconoscere e successivamente ad ammorbidire le difese che trattengono l’emozione nel corpo, così da renderne possibile un’espressione contenuta e non trattenuta.
Rivivere l’esperienza a livello corporeo la rende convincente in modo irraggiungibile per altre vie. Ma il fatto di parlarne a un altro dà all’esperienza una realtà che solo le parole possono fornire. Questo senso di realtà aderisce alla parte del Sé o del corpo che è coinvolta nell’esperienza, promuovendone l’integrazione nella personalità. L’affettività e il vissuto sono importanti perché senza di essi le parole sono vuote. Ma il vissuto da solo non basta. Occorre parlare ripetutamente dell’esperienza per sondarne tutte le sfumature di significato e per farla divenire oggettivamente reale nella coscienza. (Alexander Lowen)
Bibliografia ragionata su Alexander Lowen:
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