Piper

Regia: Nicolas Alan Barillaro

 

Perché guardare il cortometraggio? (a cura di Chiara Giudici)

Perché, in un modo originale, propone una prospettiva funzionale per confrontarsi con la paura. Quando si attiva questa emozione il nostro cervello usa facilmente le strategie di attacco o fuga, quando queste non sono funzionali passa al collasso, la strategia che ci pietrifica portandoci alla paralisi.
Piper scopre la risorsa del radicamento osservando un esserino che è molto più piccolo di lui, anche questa immagine è simbolicamente intrigante: il più fragile insegna al più forte.
Se anche nel vivere un’emozione come la paura, impariamo a trovare stabilità, la accogliamo radicandoci e lasciamo passare l’onda, si aprono porte verso tesori inimmaginabili, ai quali non avremmo accesso continuando a scappare, ringhiare o paralizzarci.

Trama:

Protagonista del corto è un piccolo piovanello, che si rende conto con stupore di dover uscire dal nido e di dover incominciare a procurarsi da solo il cibo e al suo primo tentativo scopre che stare al mondo è qualcosa di davvero pericoloso. Piper viene travolto da un’onda mentre sta cercando di procurarsi il cibo sulla riva del mare. Traumatizzato dal primo brusco incontro con l’acqua Piper si nasconde dalle onde, ma viene portato fuori dal suo nascondiglio da un piccolo paguro. Proprio dal paguro Piper imparerà che l’acqua si può affrontare in modi insoliti e che il mondo sotto la superficie del mare è meraviglioso e pieno di cose buone. Il piccolo piovanello imparerà così non solo a non avere più paura dell’acqua, ma anche, con l’aiuto della famiglia e dei suoi nuovi amici, a guardare il problema da un punto di vista decisamente diverso e a trasformare la paura in una meravigliosa scoperta e in un’inaspettata felicità. (tratto da macitynet)

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